
È una paura intensa e irrazionale nell’esecuzione di un movimento, dovuta ad una sensazione di vulnerabilità rispetto ad un episodio doloroso o a un infortunio

Quindi la reazione ad una minaccia reale o solo dettata dalla paura può rendere la persona più soggetta ad avere e sviluppare delle problematiche .
Partiamo dal presupposto che avere paura del dolore al movimento è fisiologico e intrinseco all’essere umano, ma un perdurare di questa condizione porta una generalizzazione della paura, per cui si inizia a temere ed evitare stimoli che non implicano alcun rischio .
I pazienti kinesiofobici si muovono in maniera diversa rispetto ai sani, cercando ad esempio di preservare la zona lombare, con movimenti più lenti, poco variabili e con maggiore rigidità. Se parliamo di mal di schiena la paura porterà ad avere una schiena meno sana, meno versatile, forte e mobile.
La kinesifobia svolge un ruolo fondamentale nel Return To Sport a seguito di intervento di ricostruzione del legamento crociato e infortunio alla spalla compromettendo il recupero e le prestazioni dello sportivo. Un caso di anni fa fu il calciatore Alessandro Del Piero che infortunatosi al Lca tornò in campo nei tempi prestabiliti da protocollo, ma per tornare ai suoi livelli ci mise più di un anno anche per la paura intrinseca dell’intervento!
Come possiamo trattare il paziente kinesifobico?
In primis direi che l’approccio debba essere a basso impatto doloroso e guidare progressivamente in un programma condiviso a metabolizzare i movimenti ritenuti pericolosi per poi riadattarsi ad uno schema motorio più consono e a un discorso cognitivo e propriocettivo adeguato.
Penso che l’intervento della figura dello psicologo possa dare buoni frutti per affrontare emotivamente la questione e anche la collaborazione con un Scienze Motorie per il raggiungimento di un buon equilibrio posturale e per aumentare la conoscenza del proprio corpo.
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